LOLASOFT INC. © 1976

 

UNIT         : FOX ELECTRONICS 508-V01

CODENAME     : THE MONOLYTH

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READING… 

 

 

 

 

ALFABETO DEI COMPLOTTI LUNARI

Se ne sono sentite davvero tante, di motivazioni secondo le quali lo sbarco sulla Luna è stato un falso architettato dagli USA per imbrogliare il mondo. Ma nessuna, ripeto nessuna, che abbia mai avuto un fondamento scientifico valido e dimostrato. Ed infatti bastano 4 nozioni base di fotografia, fisica o quant'altro alla portata di una 1° liceo, per capire quanta disinformazione ci sia tra i complottisti. E anche quanta creduloneria e ottusità.

 

 

A COME ATMOSFERA 

Quella di essere andato in un luogo senza atmosfera, ha permesso di mostrare a tutti l’ulteriore prova a favore della veridicità delle missioni Apollo. La sabbia che ricadeva dalle ruote del Lunar Rover (il veicolo spaziale delle missioni "J2 le ultime tre) senza fare polvere (non c’è aria, quindi le micro parti di sabbia non polverizzano) e la caduta dei graviti nel vuoto come sempre sostenuto da Galileo. L’equipaggio di Apollo 15 fece cadere al suolo contemporaneamente un martello e una piuma: arrivarono a terra contemporaneamente. Provateci sulla Terra dove c’è aria se siete capaci. E proprio l’assenza di atmosfera ha permesso di soggiornare in luoghi con temperature massime oltre 100°C. (Vedi capitolo Temperatura). Infine, dalle immagini della partenza del lem di Apollo 17 si può vedere come tutti i “residui” (pezzi di stagnola del modulo di atterraggio rimasto sulla Luna, polvere e quant’altro) ricadare tutti contemporaneamente, cosa impossibile in presenza di aria o altro fluido. 

B COME BANDIERA CHE SVENTOLA

Per far stare aperta la bandiera in un ambiente senza vento, serve una staffa orizzontale posta a sostegno del drappo. La bandiera lunare americana misurava 91 cm di altezza x 152 di larghezza. Provate ora a prendere un palo d’alluminio e sulla sommità, saldateci una barra sempre d’alluminio lunga 1 metro e mezzo. Provate ora a piantare questa “L” rovesciata nella sabbia. Per quanto oscillerà la parte orizzontale superiore lunga 1.50 metri? Se ci fosse una bandiera appesa, l’aria farebbe da “ammortizzatore” aiutando a stabilizzare l’oscillazione in un tempo minore rispetto alla “L” rovesciata senza bandiera. Ma sulla Luna non c’è atmosfera, per cui che ci sia o no la bandiera, la “L” rovesciata continuerà ad oscillare fino alla sua auto stabilizzazione. E’ facile quindi per un complottista di professione (colui che deve vendere libri e riviste in materia di presunti falsi) sostenere che il vento abbia mosso la bandiera facendo credere che siano sulla terra, come se alla Nasa siano tutti fessi da non accorgersi, in un ipotetico falso, del vento in essere (che comunque solleverebbe anche polvere da terra)

 C COME CRATERE MANCANTE

La domanda ricorrente è: “perché quando il Lem si stacca dal suolo lunare non lascia un cratere?” La mia domanda è: chi ha mai visto il terreno lunare sotto il motore del Lem al decollo? La risposta è nessuno! Esiste solo 1 filmato di una partenza del Lem dalla Luna. Fu nell’ultima missione Apollo, la 17, che venne ripresa la partenza con una telecamera pilotata da terra e piazzata sul Lunar Rover a 145 metri dal Lem, sufficientemente distante quindi per riprendere la partenza considerando il ritardo Luna-Terra-Luna di circa 2 secondi. E come si può anche chiaramente vedere dal filmato, lo stadio di ascesa del Lem (quello fatto un po’ a “cipolla” tanto per capirci) parte staccandosi dallo stadio di discesa (quello fatto a zampe di ragno) che rimane fermo sopra il terreno. Com’è possibile quindi andare a vedere se c’è un craterino sotto? Inoltre i motori dello stadio di ascesa sparavano sullo stadio di discesa fermo, non sulla superficie lunare, per cui, se mai, il craterino si sarebbe dovuto formare all'arrivo. Diamo qualche numero per far capire qualcosina di più. Quando il Lem è allunato, pesava circa 1500 kg lunari (sulla terra è 6 volte maggiore) a fronte di un motore da 45 KN massimi, con regolazione della potenza tra il 10 e il 60%. Quando è partito, il modulo di ascesa (la nostra bella “cipolla”) pesava poco più di 800 kg lunari (la vostra Panda sulla terra pesa di più) con un motore da 16 KN. Va da se che l’area di allunaggio era già stata spazzata all’arrivo da un motore di potenza tripla rispetto a quello della partenza. Ovvero: che può soffiare un motore da 16 KN in una zona già soffiata da uno di 45 KN anche non a piena potenza, dove tra l'altro sotto non c'è nemmeno il suolo lunare diretto ?

D COME DURATA DEL VIAGGIO

Domanda: ma se dalla Terra alla Luna ci sono circa 400.000 km e se la velocità di fuga era di circa 40.000 km/h perché non ci hanno impiegato 10 ore ma 3 giorni ? (e altrettanti per tornare ?). Chi sospetta il falso adducendo a queste motivazioni dimostra di essere scarso in fisica elementare. Una volta raggiunta la velocità di fuga, la nostra navicella spaziale spegneva i motori e procedeva per inerzia, dato che nel vuoto non c’è attrito da aria. Ma andando “in folle” la Terra faceva sentire la sua forza di gravità, facendo quindi da “freno” all’Apollo. Di mano in mano che essa s’allontanava dalla terra, la forza attrattiva era sempre minore, fino al punto Langrangiano, cioè il punto di equilibrio tra le gravità terra-luna, oltre il quale si entra in gravità lunare. Ma questo punto si trova a 9/10 del percorso, cioè a circa 360.000 dalla Terra e a soli 40.000 km dalla Luna. Quindi 9/10 del viaggio fatti in rallentamento, che portavano a 3 giorni la sua durata effettiva. Domanda: e al ritorno? Avrebbe dovuto trascorrere 9/10 del viaggio accelerando, ma perché ci ha sempre impiegato 3 giorni ? All’andata la decelerazione per 360.000 partiva da una velocità di fuga terrestre di 40.000 km/h. Al ritorno, l’accelerazione partiva da una velocità minore della velocità di fuga lunare di 8.200 km/h in quanto il mezzo veniva rallentato dalla Luna per 40.000 km per poi riaccelerare e raggiungere la velocità massima proprio nella fase di entrata in atmosfera, prima che questa rallenti la capsula fino a 400 km/h. 

E COME ENERGIA

In tanti sospettano che sia impossibile lanciare un missile che pesa come 3000 auto utilitarie e sia alto come il Torrazzo di Cremona, il grande campanile di oltre 110 m. d'altezza. Senza addentraci in elaborati conti, che comunque chiunque può fare in quanto i dati tecnici sono tutti disponibili (dopo 45 anni sarebbero i segreti di Pulcinella), pensiamo solo che i 5 endoreattori F1 del primo stadio (S-IC) del Saturno V “spingevano” un totale di circa 34 Mega Newton (MN). Il missile fermo sulla base di lancio esercitava una forza di 3.000 ton. * 9.8 = 29.4 MN. Guarda caso (si fa per dire), i fermi che ancoravano il missile a terra, quelle potenti leve che nelle immagini del decollo si vedono alzarsi liberando il razzo, erano impostate per un rilascio al raggiungimento del 90% della potenza massima dei 5 motori, che era quindi di 34MN*0,9= 30.6 MN appena poco più di 0.1 MN cioè 100 KN di spinta iniziale per garantire lo stacco da terra, il primissimo movimento verso l’alto. Negli istanti a seguire i motori raggiungevano il 100% della loro potenza conferendo ulteriore spinta, quindi velocità, al nostro bel razzo. Ma ogni secondo che passava, ogni motore consumava 1790 kg di ossigeno liquido (LOX) e 788 kg di cherosene superraffinato (RP1) che moltiplicato per 5 (motori) considerando il tutto, si alleggeriva di circa 13 tonnellate al secondo. E questo si trasformava in ulteriore velocità perché i motori spingevano una massa progressivamente più leggera. Aiutava anche l’allontanamento progressivo dal suolo dovuto al calo della forza di gravità. Se conoscete qualcuno diplomato al liceo scientifico, con una semplice equazione differenziale sarà in grado di calcolarvi di quanta energia in meno necessitasse il razzo via  via che si allontanava dalla terra e si alleggeriva di carburante e comburente. Ma siccome la spinta dei motori era costante (tranne che negli ultimi istanti quando il motore centrale veniva spento prima degli altri) a fronte di un minor “sforzo” ne risultava una accelerazione, fino allo spegnimento dei restanti 4 motori dopo soli 6 minuti, a 65 km di quota quando si sganciava il primo stadio e, alleggeritosi  così di 2300 ton (senza calcolare la minor forza di gravità) si proseguiva con il secondo fino all’orbita di parcheggio a 180 km di quota dove si sganciava pure il secondo stadio. Ora, senza calcolare l’ulteriore minor gravità, erano altri 480 kg in meno, cioè un alleggerimento di 2780 ton rispetto al decollo. La nostra navicella pesava quindi 220 ton che a 180 km di quota per la minor gravità era come se sulla terra pesasse circa 208 tonnellate. Questa forza era controbilanciata dalla forza centrifuga dovuta alla rotazione orbitale attorno alla Terra. Bastava quindi l’accensione del motore del terzo stadio (da 1 MN di spinta) per circa 7 minuti per schizzare a 40.000 km/h sfuggendo all’orbita terrestre.

 F COME FASCE DI VAN ALLEN

Chi sostiene che non sia possibile attraversare le fasce di Van Allen dimostra di non sapere cosa dice, e di parlare per bocca di altri: pessima abitudine. In rete ci sono ampie e divulgative spiegazioni di cosa sono queste fasce e soprattutto di come sono fatte. Si, perché a noi interessa il come: infatti il caso vuole che esse siano toroidali. Cosa significa? Immaginate una camera d’aria di camion gonfia o se preferite la caramella Polo, quella mentina col buco in mezzo, di dimensioni molto grandi con al centro del buco la terra. Ma sui poli tali fasce sono zero. Dunque se io lancio un astronauta dal Polo Nord o Sud, le fasce non esistono. Siccome però le missioni venivano lanciate dalla Florida, si trattava di usare una rotta sufficientemente polare (quanto basta) per ridurre al minimo l’effetto negativo dell’energia di queste fasce in fase di attraversamento. In aggiunta, teniamo presente che le tute spaziali erano progettate per attenuare sia gli infrarossi che gli ultravioletti, ma anche gli effetti di tali fasce. Comunque ci si può ampiamente documentare in rete data l'enorme disponibilità di dati in merito.

G COME GRAVITA’

Chi sostiene che le sequenze girate sulla Luna siano frutto di un film girato sulla Terra e mandato al rallenty non conosce la fisica elementare, quindi probabilmente manco è andato a scuola. Se io infatti faccio un filmato di una persona che sulla Terra cammina sulla sabbia (o di un mezzo che viaggia su un terreno sabbioso) e lo rallento, tutti i movimenti, dico tutti, saranno ovviamente rallentati. Ma sulla Luna erano “rallentati” (dalla minor gravità terrestre) esclusivamente i movimenti che riguardavano appunto la gravità. Come per esempio camminare o saltellare, oppure la ricaduta della sabbia. Ma se io sposto un braccio da destra a sinistra, l’unico “impedimento” sarà dovuto all’ingombro della tuta spaziale (e del sottotuta) ma non certo della gravità. Va da se quindi che sarebbe impossibile fare un rallenty che tenga conto solo dei movimenti relativi alla gravità. Ovvero, forse oggi Hollywood con i suoi computer potrebbe anche farlo, ma non certo lo si poteva fare tra il 1969 e il 1972. Per esempio dalle immagini volutamente rallentate del mezzo lunare (il Lunar Rover) che sulla Luna viaggiava a 4-5 km/h sebbene potesse spingersi fino a 15 km/h, avrebbero mostrato una velocità molto minore. Mentre invece minore erano solo i “sobbalzi” che faceva in quanto dai 210 kg (+180+180 dei 2 astronauti) che pesava sulla Terra diventava di soli 35 kg (+30+30 dei due astronauti). 

H COME HANNO

Hanno nascosto la verità. Ci vogliono far credere che… Sono stati capace di… Non ci dicono che… Ci tengono nascosto che… L’impersonale nei complotti dilaga. Ovviamente! Quando non si sa cosa dire si rimane sul vago. Sperando di raccogliere creduloneria collettiva in giro. E già perché bisogna essere davvero sprovveduti per  credere a soggetti impersonali, luoghi e fatti imprecisi. Una fonte autorevole cita sempre nomi e cognomi, dettagli e quant’altro, proprio per permettere a chiunque di fare le opportune verifiche. La Nasa, all’epoca non doveva convincere il mondo dello sbarco lunare, ma battere i sovietici. E basta. Solo questo contava, al punto che un anno dopo hanno deciso lo stop a tutto per i costi esorbitanti non più necessari (i sovietici erano battuti). Chissà mai che i primi a portare le prove del falso sbarco fossero mai stati proprio i sovietici ? (Vedi capitolo Russi). Serve molta presunzione, per sostenere una verità negata persino dai nemici (e dai mezzi che disponeva e che dispone) del tempo che fu. 

 I COME INFORMAZIONE

Chi sostiene in maniera assidua il falso allunaggio, per sostenere le sue teorie, dà errate informazioni. Se così non fosse, non potrebbe sostenere ciò che sostiene. Nessun fisico ha mai messo in dubbio le missioni Apollo. Nessun ingegnere aerospaziale. Solo giornalisti, scrittori ed editori, semplicemente perché devono vendere le loro pubblicazioni. Chi crede a queste teorie complottiste non è mai andato a farsi 4 calcoli di fisica elementare, roba da I liceo, per verificarne la veridicità. Ho visto persone parlare di “Astronavi madre” degne più di un cartone animato di Jeeg Robot che non della realtà (non esiste nessuna astronave madre alla Nasa). Ho letto di altre persone mescolare il falso lunare con gli “Illuminati”, con la massoneria, con il gruppo “Bilderberg” e addirittura con la provvidenza divina, dichiarando persino che “quello che ci ha insegnato la scuola potrebbe non essere vero”. Certo, ognuno può raccontare e sostenere la propria verità, ma mettere in discussione l’informazione scolastica (e di conseguenza quella scientifica) fa capire quanti interessi economici ci siano dietro un complotto. Poi, sta nell’intelligenza di ognuno di noi capire se ascoltare i libri di fisica o gli “illuminati”.

 L COME LEM

E’ opinione di molti sospettare con facile umorismo vedendo un modulo lunare, il “ragno” rivestito di "stagnola" fermata con fascette di plastica, che ha fatto allunare 6 equipaggi sulla Luna e che non avrebbe potuto non solo posarsi sul suolo lunare ma addirittura volare. La letteratura ma soprattutto la cinematografia, ci hanno sempre mostrato astronavi fatte a punta, quasi delle frecce, il classico missile degli stereotipi collettivi. Insomma, le V1 e le V2 che sempre lui, Von Braun, aveva progettato per Hitler e per colpire Londra prima di progettare il vettore per spedire gli uomini sulla Luna. Ma la realtà, si sa, tante volte ha superato la fantascienza. Partiamo quindi col dire che il Lem è stato l’unico mezzo di trasporto umano progettato per non viaggiare in un fluido, cioè in una atmosfera, cioè nell’aria. Quindi le leggi aerodinamiche non valgono più. Non servono missili a punta, ma ben altre cose che sulla Terra farebbero ridere. Innanzitutto la massima affidabilità: un minimo guasto ad un veicolo sulla Terra si potrebbe risolvere con un nonnulla. Diverso è a 400.000 e soli. Là nessuno ti può aiutare e sarebbe stato impossibile organizzare equipaggi di salvataggio in tempi ragionevolmente brevi. Ecco quindi che il Lem aveva degli standard di progettazione unici: a parte tutti i circuiti elettrici e i sistemi di mantenimento (temperatura, depurazione aria, ecc…) ridondanti, cioè fatti per bypassare un ipotetico guasto, i motori avevano una accensione con una sicurezza massima: nessun dispositivo elettrico o meccanico (si poteva guastare) ma semplicemente propellente ipergolico in pressione: l’accensione si aveva spontaneamente al contatto del combustibile (Aerozina50) e del comburente ossidante (Tetrossido d’azoto) mantenuti in pressione dall’elio. Bastava aprire delle valvole per accendere il motore. Per quanto riguarda invece il “modesto” computer di bordo (PGNCS) vedere al capitolo “Programma di volo”

 M COME MACCHINA FOTOGRAFICA

Qualche fotografo abituato a scattare foto con il banco ottico o macchine professionali, sa che nel vetrino smerigliato (dove si forma l’immagine) sono incise delle crocette o delle linee a forma di reticolato. Queste servono ad aiutare il fotografo a fare foto diritte. Ma essendo queste linee o crocette incise sul vetro smerigliato che in una reflex è dopo lo specchietto, quando questo si alza per far passare la luce diretta verso l’elemento sensibile, la luce non colpisce più (per l’istante dello scatto) il vetro smerigliato. Quindi detti segni non vengono sulla foto. Domanda: ma allora perché ci sono le crocette nelle foto Nasa? Queste crocette si chiamano “Fiducials” e sono state ideate proprio a garanzia dell’autenticità delle foto. L’Hasselblad, il fornitore delle 500 EDC lunari, modificò queste macchine aumentando le dimensioni della levetta di scatto per poter scattare anche coi guantoni astronautici, aggiungendo un gancio in modo che si potesse tenere la macchina agganciandola alla tuta, ed infine aggiungendo 5x5=25 crocette su un vetro normale (non smerigliato) posto tra specchietto e magazzino (il contenitore del rullo fotografico) in modo che la luce passando dalle lenti al piano pellicola passasse dal vetro con i fiducials. Ogni fotogramma di un rullo 120 o 220 misura 60 mm x 60 mm cioè 6x6 cm (da qui il nome 6x6 alle macchine fotografiche a rulli) : le crocette quindi erano tutte distanziate di 1 cm tra loro. Una foto con i fiducials quindi è autentica, senza no, anche se oggi, coi computer posso porre un disco volante sul suolo lunare, aggiungerci 25 crocette tentando di spacciarlo per foto vera. 

N COME NON RITORNO

Tanti si chiedono perché dopo 6 missioni lunari nessuno sia mai più tornato là? Nel 1960 il Congresso fece stanziare per la Nasa, per il decennio in corso (1960-1969) l’equivalente attualizzato di 220 miliardi di euro cioè una media di 22 mld/anno. Pensate un po’ che nel 2015 in Italia si è parlato di una manovra economica da 10 miliardi di euro. Cioè l’intero paese Italia manovra per 10 mld quando la Nasa per andare sulla Luna disponeva più del doppio, per 10 anni. Credo che questi numeri siano sufficienti a chiarire anche i dubbi più reconditi. All’epoca c’era solo un fine: battere i sovietici nella corsa allo spazio, nel bel mezzo della guerra fredda. Ecco perché nessuno oggi spende cifre simili per andare sulla Luna. Tanto è vero che dopo i primi allunaggi, nel 1970 il Congresso tagliò i finanziamenti alla Nasa e da li a breve si disse ciao alla Luna. E pensare che negli anni 60 Von Braun sognava concretamente Marte per il 1980. Certo, avanti di quel passo forse ci sarebbero davvero andati, e se non proprio nel 1980 forse nel 1990, ma quel passo durò poco e dopo la “vittoria” i soldini ebbero altre destinazioni, in primis la guerra del Vietnam L

 O COME OMBRE

Chi sostiene il falso lunare per via delle ombre convergenti (quindi, secondo l’accusa, illuminate da 2 punti luce, cosa impossibile sulla Luna visto che non avevano i flash) non ha mai provato a prendere due matite, tenerle unite a forma di V rovesciata e guardare che ombra proiettano. Le zampe del Lem fermo sulla Luna avevano una forte inclinazione divergente verso il suolo, al fine di garantire maggior stabilità. E’ ovvio quindi che la loro proiezione non può essere parallela a quella dell’astronauta, che si presuppone ritto sulla verticale. Proprio una ombra parallela, in questo caso avrebbe fatto scattare l’accusa di falso. Inoltre il terreno non è piano per cui una eventuale proiezione, l’ombra subirà deformazioni a seconda delle sconnessioni o della pendenza del terreno. Senza poi parlare della prospettiva che fa convergere le ombre verso la cosiddetta "fuga", il centro della prospettiva.

 P COME PROGRAMMA DEL VOLO

Il computer del Modulo di Comando (CM), simile a quello del Modulo Lunare (LEM) era un sistema integrato al computer di bordo (AGC) per il controllo, la navigazione e l’orientamento in base ai dati di guida inerziale e telemetrici (PGNCS). Ma dati i forti consumi elettrici dei computer dell’epoca, per limitarli al massimo (e quindi limitare il consumo di ossigeno giacché l’energia elettrica era prodotta dalle celle a combustibile) il PGNCS svolgeva solo una minima parte dei laboriosi calcoli per il controllo della traiettoria di volo e della posizione, tra cui per esempio, i calcoli per le manovre fatte in tempo reale, senza quindi il ritardo dei segnali da Houston. Ovviamente anche l’allunaggio, come tutte le manovre principali, era fortemente (e indispensabilmente) coadiuvato dal Centro Controllo Missione: ecco perché un allunaggio sulla faccia nascosta della Luna, in black out radio, sarebbe stato impossibile.

 Q COME QUASI UN DISASTRO

 L’incidente ad Apollo 13 è una ulteriore prova della veridicità delle missioni Apollo. Chiunque (come i fratelli Judica Cordiglia) avrebbe potuto ascoltare le comunicazioni Terra-Apollo e qualcuno dotato di sistemi telemetrici avrebbe potuto anche calcolare da dove queste arrivassero. E un incidente in prossimità della Luna, con conseguente orbita per prendere velocità per il ritorno, è una ulteriore prova contro la messinscena. Ad Hollywood non si producono errori colossali nelle produzioni cinematografiche men che meno nell’ipotetico caso che si voglia raccontare la più grande bugia mai raccontata.

 R COME RUSSI

Una delle prove più chiare sul fatto della veridicità delle missioni Apollo viene dalla Russia. In quel tempo le due superpotenze avrebbero fatto carte false per ostacolarsi a vicenda (e alcune volte lo hanno anche fatto davvero). Nessuno si chiede se i sovietici, con i mezzi spia che disponevano allora (forse più che qualche complottista oggi) non avrebbero potuto dimostrare un ipotetico falso americano? Non dimentichiamoci che (guarda caso) nei giorni del viaggio di Apollo 11 verso il primo passo lunare, i russi mandarono in orbita lunare la loro sonda  Luna 15. Osservate l’esatta cronologia degli eventi: 19 luglio 1969 Luna15 entra in orbita lunare. 21 luglio 1969 Aldrin e Armstrong camminano sulla Luna mentre Collins resta in orbita (lunare). 23 Luglio Luna15 tenta l’allunaggio ma si schianta al suolo. Ufficialmente fu un insuccesso per via dell’allunaggio mancato, ma Luna15 era là, in orbita lunare anche per osservare cosa facessero gli americani, con i sovietici pronti a esibire le prove davanti ad un eventuale insuccesso nascosto. Ma mai nessun russo obiettò le missioni Apollo, al punto che nel 1974 decretarono il definitivo stop alle missioni lunari. Se avessero avuto le prove del falso americano, avrebbero potuto insistere fino al raggiungimento della meta, e una volta là, con le riprese dei presunti siti di allunaggio,  dimostrare a tutti che la Luna era ancora inviolata. 

S COME STELLE MANCANTI

Chiunque mastichi un minimo di fotografia sa che in un ambiente con luci e ombre, se io espongo su una zona buia, le zone illuminate saranno bruciate, se invece espongo su una zona illuminata, le zone buie resteranno tali. Morale, le fotografie fatte sulla Luna erano in illuminazione solare. Esponendo sul soggetto, illuminato quindi dal sole, è ovvio che le stelle (luci deboli) non vengono esposte. Vuoi fotografare le stelle dalla Luna ? Cambi i parametri di scatto allungando i tempi di posa, ma poi gli oggetti illuminati dal sole vengono bruciati, cioè sovraesposti. Chi dovesse avere dubbi in merito, chieda… illuminazioni (!) all’amico fotografo. 

T COME TEMPERATURA

Molti sostengono che le temperature massime sulla Luna (125°C) avrebbero mandato arrosto i nostri astronauti. Si, vero, se la Luna avesse avuto una atmosfera come quella terrestre. Infatti in tal caso, l’aria (a 125°C) avrebbe surriscaldato per contatto le tute degli astronauti. In aggiunta ci sarebbe stato l’effetto dell’irraggiamento solare a contribuire all’apporto termico. Ma sulla Luna non c’è atmosfera per cui il calore non si può trasmettere per contatto ma solo per irraggiamento. E voi sapete la differenza di avere una auto bianca o una nera nei giorni di solleone estivi? Almeno 10°C di differenza sulla tettoia. Ecco perché le tute degli astronauti erano argentate così come il Lem e le capsule Apollo: per riflettere i raggi solari e non surriscaldarsi oltremodo. In più gli astronauti avevano una specie di impianto di refrigerazione incorporato nel sottotuta. Questo non tanto per abbassare la temperatura irradiata dal sole, quanto per evitare il sudore, che avrebbe significato l’appannamento della visiera del casco e la progressiva mancanza di visibilità, che sulla Luna sarebbe anche stato un bel casino. 

U COME UNANIMITÀ’

E’ quella scientifica, mondiale, composta anche da scienziati cinesi e del blocco sovietico dell’epoca, i nemici per antonomasia, a sostenere la veridicità delle Missioni Apollo. E sinceramente bisogna essere davvero presuntuosi se si pensa che un giornalista, scrittore o editore, (che deve vendere giornali e libri) possa avere delle prove tecniche superiori a quelle della comunità scientifica. Bisogna chiedersi il perché, ragionando anche che una ipotesi di complotto magistrale avrebbe potuto coinvolgere solo gli scienziati occidentali ma non quelli dell’est, gli antagonisti pronti a cercare il cavillo per dimostrare il falso. E invece, no: tutti unanimi. Poveri complottisti, che sfortuna che hanno! 

V COME VETTORE

Il razzo vettore è ciò che spinge la nostra capsula spaziale (con annessi e connessi) in orbita terrestre e oltre. Nelle missioni Apollo si trattava del mitico Saturno V il mezzo di trasporto più potente mai costruito dall’uomo. A titolo di paragone, sappiate che la nave più potente e grande del mondo, la portaerei americana USS Enterprise (280.000 CV) alla sua velocità massima di 33.6 nodi sviluppa “appena” 12 MN, una bazzecola a confronto col Saturno V che ne sviluppava circa 33. Ora, sostenere che le missioni lunari siano state girate a terra come nel film “Capricorno one”  significa occultare 110 metri di razzo pesante 3000 tonnellate con un rombo ed una vibrazione tale da far cadere tettoie parasole in plastica a protezione di cineoperatori posti a 6 km di distanza, come successe nel dicembre del 1968 con il lancio di Apollo 8. Inoltre tali lanci producevano un evento sismico circa di magnitudo 4.5 circa, registrabile da sismografi di mezzo mondo. Forse l’unico a nascondere tale evento sarebbe potuto essere David Copperfield dopo che nascose a dovere la Statua della Libertà. 

Z COME ZERO GRAVITY

Domanda: una navicella in orbita terrestre mantiene gli astronauti a gravità zero perché la forza attrattiva del nostro pianeta viene compensata da quella centrifuga. Ma se al momento dell’iniezione translunare, cioè quando si accendono i motori per uscire dall’orbita terrestre per dirigersi verso la Luna, si abbandona il moto rotatorio per quello rettilineo, perché gli astronauti non risentono della forza di gravità ma continuano a galleggiare in aria? Al momento dell’accensione dei motori, gli astronauti risentiranno ovviamente della spinta quindi riceveranno una accelerazione uguale e contraria, ma al momento dello spegnimento, torneranno a galleggiare nel vuoto. Non dimentichiamoci infatti che la velocità del viaggio è inerziale, cioè a motore spento, quindi tutta la nostra navicella risentirà di una progressiva decelerazione dovuta all’attrazione terrestre. Questa (modestissima) decelerazione (un po’ come sull’autobus quando l’autista rallenta) si trasformerà in una (modestissima) spinta verso la direzione del viaggio che controbilancerà (conti alla mano) la forza attrattiva del pianeta. Anche perché se così non fosse pure la navicella ricadrebbe sulla Terra. Ma la spinta ricevuta che vale per la navicella varrà pure per gli astronauti come le persone dentro un’auto che risentono dell’accelerazione (e o decelerazione) assieme al veicolo. Per far ricadere la nostra (sfortunata) navicella sulla Terra si sarebbe dovuto dare un impulso ai motori minore, atto a non arrivare per inerzia (e senza riaccensione) al punto Langrangiano (il punto di pareggio gravitazionale Terra Luna) a 360.000 da noi.

 

LolaFox 30 settembre 2015

 

 

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