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APOLLO 11: COME L'UOMO ANDO' SULLA LUNA

 

Esattamente 46 anni fa 2 uomini portavano a termina la più grande impresa nella storia umana: andare sulla Luna e tornare a casa sani e salvi. Questo fu reso possibile grazie a sforzi tecnologici ed economici senza precedenti, che con piccoli (e medi) passi per volta hanno permesso a 12 persone di camminare sul nostro satellite. Inizieremo oggi, nell'anniversario del primo sbarco, a spiegarne i dettagli, partendo come prima pagina con la descrizione generale delle fasi del viaggio di andata e di ritorno. Scommetto che molti di voi impareranno cose completamente inaspettate. - Di Lola Fox

 

 

 

Fig. 01 - Il Saturno V

Quando in Italia erano le 15:32 del 16 luglio 1969, il Saturno V, un razzo vettore a 3 stadi, alto 110 metri e pesante 3.000 tonnellate (vedi fig. 01) si staccò da Cape Kennedy (Oggi Cape Canaveral) per dare luogo alla cosiddetta missione Apollo 11: portare due uomini sulla Luna per la prima volta. Va detto tuttavia che a questo risultato ci si giunse dopo tanti piccoli passi, ultimo dei quali, 3 mesi prima, quello di arrivare a soli 15.6 km dal suolo lunare.

Fig. 03

 

 

Fig. 02

 

Dopo circa 2 minuti e mezzo dal lancio, ad una velocità di circa 8.500 km/h e a circa 65 km di altitudine, dopo avere esaurito il carburante del primo stadio, avveniva la prima separazione: dapprima lo stadio si staccava dal resto del vettore tramite l'anello di collegamento (vedi fig. 02) poi si staccava anche la torretta di salvataggio, che conteneva dei piccoli motori atti ad allontanare in sicurezza il modulo di comando in caso di emergenza alla partenza. Il primo stadio e la torretta di salvataggio venivano fatti precipitare nell'Oceano Atlantico.

 

Dopo ulteriori 6 minuti e mezzo anche il secondo stadio terminava il carburante e si staccava precipitando in oceano da una quota praticamente orbitale di circa 180 km lasciando la "navetta spaziale" ad una velocità di circa 25.000 km/h. (vedi fig. 03). Questa accendeva il motore del terzo stadio per porsi in orbita stazionaria terrestre di parcheggio.

 

Dopo circa 1 ore e mezzo di orbita, e dopo i dovuti controlli, veniva fatta la cosiddetta "iniezione translunare", cioè riaccendere il motore ed accelerare fino a circa 39.000/h sfuggendo così all'orbita terrestre e di fatto dare inizio alla traiettoria lunare. Raggiunta tale velocità ed usciti dall'orbita terrestre, i motori venivano spenti e si procedeva per inerzia, dato che l'assenza di aria non frenava il mezzo. Ciò che però frenava era la forza gravitazionale terrestre, infatti senza di essa (a 39.000 km/h) si sarebbe andati sulla Luna in circa 10 ore, mentre in realtà ci vollero circa 3 giorni, proprio per l'attrazione gravitazionale terrestre che fungeva da freno.

 

La manovra seguente fu quindi quella che vide il Modulo Comando e Modulo Servizio (CSM) separarsi dal terzo stadio e con una manovra di circa 1 ora (detta docking), estraeva il modulo lunare (Lem) dal suo alloggio (vedi fig. 04) per agganciarlo al CSM e procedere con questa configurazione (detta "trenino spaziale") fino all'orbita lunare (fig. 5). Il terzo stadio veniva lasciato vagare libero nello spazio in direzione della Luna.

 

Trascorrevano quindi 2 giorni e mezzo di viaggio senza particolari operazioni se non quelle di routine e di controllo traiettoria, finché si giungeva in prossimità della Luna. Si frenava e rallentando opportunamente, si veniva presi nell'orbita lunare ad una quota di circa 90 km dal suolo.

 

Dopo circa 4 ore, 2 dei 3 uomini passavano dal CSM al Lem attraverso il condotto di collegamento, lasciando il pilota del CSM (M. Collins) solo. Poi avveniva la separazione tra il CSM che continuava a orbitare attorno alla Luna e il Lem destinazione suolo lunare. La discesa durava circa 1 ora per poi finalmente toccare il suolo. (fig. 06)

Fig. 04 - Manovra di estrazione

e aggancio del Lem

 

Fig. 05 - Il cosiddetto "trenino spaziale"

 composto dal CSM + Lem

 

 

Dopo circa 6 ore e mezzo di controlli e preparativi (avrebbero dovuto anche dormire ma riuscirono e il medico a Huston autorizzò il proseguo della missione) il comandante (N. Armstrong) uscì sul suolo lunare: in Italia erano le ore 4:57 del 21 luglio 1969. Poco dopo uscì anche il pilota del Lem (E. "Buzz" Aldrin).

 

I due uomini depositarono strumentazioni scientifiche, piantarono la bandiera, fecero il discorso in diretta con Nixon, raccolsero campioni di roccia lunare, ovviamente le foto di rito, e dopo circa 2 ore e mezzo rientrarono nel Lem per le dovute ulteriori operazioni. Dopo un tempo totale sulla superficie lunare di circa 21 ore e mezzo, iniziarono le fasi di decollo.

 

Alleggeriti di tutto ciò che si poteva lasciare sulla Luna, compreso le tute spaziali e macchina fotografica (ma ovviamente non le pellicole), il Lem (sganciatosi dal modulo di atterraggio - le "gambe") si staccava dal suolo lunare (fig. 07) destinazione rendez-vous in orbita lunare con Collins a bordo del CSM (fig. 08). Una volta che i due uomini lunari raggiunsero il terzo, sganciarono il Lem, lasciandolo alla deriva orbitale per circa 2 o 3 mesi prima di schiantarsi al suolo.

 

Accesi i motori del CSM (fig. 09) per l'iniezione trans-terrestre atta a lasciare l'orbita lunare, l'equipaggio affrontò un viaggio di ritorno di circa 3 giorni, anche in questo caso prevalentemente a effettuare controlli e aggiustamenti di traiettoria.

 

Si giungeva così in orbita terrestre dove veniva fatto l'ultimo sgancio: il modulo di servizio. Rimaneva così solo il modulo di comando (quel piccolo "cono" che ho evidenziato di rosso in fig. 01) che senza motori, penetrava l'atmosfera con una inclinazione ben precisa, fino all'apertura dei paracadute e lo splash-down in oceano dove una nave militare era in attesa del recupero.

 

Fig. 06 - Il Lem

rispetto all'astronauta

 

Fig. 07 - Il modulo

di ascesa del Lem

 

Fig. 08 - rendez-vous

tra Lem e CSM

 

Fig. 09 - Il CSM

 

Si concludeva così la prima missione umana sulla Luna. In seguito altre 5 missioni portarono altri 10 uomini a camminare sulla Luna, e con le ultime tre si viaggiò anche sul famoso Rover Lunare (inserito nella "pancia" del Lem).

L'enorme costo per queste missioni fu il motivo prevalente dello stop che la Nasa impartì alle missioni a partire dal 1973: di tutto ciò che partiva da terra (vedi fig. 01) solo il Modulo di Comando evidenziato in rosso rientrava a Terra. Tutto il resto veniva lascito a perdere, volgarmente buttato via. Resta tuttavia una grande impresa, certamente la più grande. Tutto questo 46 anni fa, con le tecnologie e i computer di allora, cosa che rese ancora più grandiose le missioni Apollo.

 

 

 

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